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Giorno 37 - Ucraina - 16 Luglio

ODESSA (NON) BASTA !

Testo e Foto di Flavio Allegretti

Immaginate di essere capitati per caso o per destino in una baita di montagna, piuttosto lontani dai punti di riferimento che usualmente definiscono la vostra “normalità”.

A questo punto, provate a immaginare che nella tranquillità della notte o nella pace di un sonnellino pomeridiano, qualcuno picchi forte sulla porta di legno solido della baita. Una botta, secca, potente. Una botta decisa, compatta. Eppure educata. Come a farvi capire che dall'altra parte c'è qualcuno di importante e inatteso a farvi visita, ma con intenzioni buone. Anzi: ottime.

Una metafora lontana dalla nostra situazione, ma vicina nel significato che vuole esprimere: Odessa e l'intera Ucraina – la parte attraversata e conosciuta dal confine con la Russia e, ora, adiacente al Mar Nero e al prossimo confine romeno – ci sono arrivate così. Di potenza, senza avviso, senza previsione possibile, giacchè non è  meta turistica per le masse. Non per gli Europei che stanno a Ovest. E, comunque, da quanto abbiamo potuto apprendere attraverso il confronto con alcuni abitanti di questo Paese, ci sono falsi miti e poca informazione, a partire dall'indipendenza dall'ex Unione Sovietica, avvenuta per volere del popolo nel dicembre di soli ventidue anni fa.

Conosciamo l'Ucraina e Odessa – sulla quale concentriamo il nostro racconto – attraverso l'educazione e la gentilzza delle persone incontrate: disponibili nel dare aiuto concreto, desiderose di comunicare, fino al punto di accoglierci in un piccolo villaggio sul mare, un paio di giorni or sono, e offrire a ognuno di noi il pranzo. “Perchè siete benvenuti e, qui, desideriamo che le persone possano stare bene. Siamo stupiti nel vedere queste nuove tecnologie – ha detto il nostro ospite, riferendosi all'impresa elettrica di Meneghina Express – e orgogliosi che passiate anche da queste parti. Sarà di ispirazione per il futuro”.

Odessa si presta bene a un gioco futile di parole: invertire la prima lettera con l'ultima e rendersi conto che diventa un avverbio che esprime urgenza. Odessa: Adesso!
Sì, ora e in questo momento Odessa è stata la pausa necessaria, il vento che spazza i dubbi, la gioia e la mente libera che servono per proseguire un viaggio e per capire quanto sia stato importante, oltre che difficile, ciò che è stato fatto fino a ora.

E, ancora una volta, per ragionare e ridere senza la tensione dello spostamento che, per quanto positiva, richiede concentrazione, sforzo fisico e spesso sostituisce la bellezza di condividere le emozioni con i tuoi compagni alla necessità di risolvere problemi. Magari sbagliando, perchè l'istinto è fallibile. Magari scegliendo una parola con poca cura o preferendo il silenzio alle parole.
Normale. E più bello del normale, c'è lo speciale. Che è un po' il clima tornato a scaldare la nostra giornata e la serata di ieri, dove tutti insieme abbiamo condiviso le storie già epiche dei trentacinque giorni che hanno preceduto l'attuale, e ci siamo rilassati, diveriti e riposati.

(Questa città ha un “lungo mare” che potrebbe sembrare un misto tra Ibiza per i locali e le discoteche, Riccione per la goliardia, il Paradiso per altre ragioni. Nicola e Valerio ci portano nel migliore dei locali disponibili, dove suonano artisti e dj di fama mondiale, i cocktails sono ottimi e la serata decolla: qualcuno accende una sigaretta dopo trenta anni di astinenza, altri ballano come non ci fosse un domani, ci fondiamo con la notte e la musica, le luci a strobo e i fasci led che fendono il fumo artificiale al sapore di albicocca. Chi è single non disdegna la compagnia danzante di alcune tra le donne più avvenenti sulla faccia della Terra, che con piacere ballano senza pensare di essere protagoniste di un serial mai girato, come troppo spesso capita invece dalle nostre parti.  Sereni e sorridenti, chi prima, chi dopo, riusciamo a gudagnare le stanze dell'albergo anticipando di non molto la luce di un nuovo giorno).

Odessa, oltre a essere Adesso, è fortemente femmina. Lo è perchè il nome potrebbe essere dato a una ragazza e poiché attorno trionfa un fascino profumato di donna nei suoi tratti migliori: la finezza, i sorrisi, la delicatezza che circolano – netti senza invadere – i giardini curati, rose rosse che sembrano selvatiche. È un po' così, questa città: a tratti presenta un'elegante decadenza, una bella signora che non ha paura di mostrare l'età. Per altri versi - camminando per le strade, tra palazzi neoclassici, costruzioni degli anni cinquanta, palazzine dell'ultimo decennio inserite tra queste e i palazzi, edifici  e monumenti che tradiscono senza timore il legame con la Russia – si può gustare il sapore dell'ignoto, il gusto ambiguo di una città che ispira libertà e denuncia senza timore l'amalgamazione di popoli e culture.

I mezzi viaggiano costantemente: tram e bus corrono da un capo all'altro della città; si sale e solo un attimo prima di scendere ci si avvicina al conducente e si paga. L'equivalente di 20 centesimi di Euro, che ognuno corrisponde senza furbizie. Anzi, se si è  incastrati nella nicchia posteriore in un ammasso di gente, si possono passare i contanti di mano in mano, sicuri che arriveranno a chi guida. Il quale, non ha bisogno di vedere in faccia chi ha pagato cosa. Si fida. Pagano tutti. E tutto funziona.

Storicamente, qui passarono gli antichi Greci, i Tatari gli Ottomani e pure gli Italiani che nel Tredicesimo Secolo commerciarono e portarono nuove conoscenze in campo marittimo. Per non parlare, poi, dei numerosi avvenimenti legati alla Seconda Guerra Mondiale: su tutti il Massacro di Odessa, che vide lo sterminio di migliaia di  civili, operato dall'esercito romeno per volere dei tedeschi, al quale seguì la deportazione di quasi centocinquantamila ebrei.
Uno snodo portuale cruciale sul Mar Nero, una mescita di culture ed etnie, non avrebbero potuto produrre niente di meglio di una città cosmopolita ed attiva, imprevedibile e con un fascino capace di stenderti.

Così imprevedibile che, tra tutto ciò che riusciamo a vedere in una giornata – oltre a riposare, sistemare le moto (perchè Nicola e Valerio davvero hanno condotto e gestito i mezzi con una passione difficile da trovare in tanti altri piloti: montano e smontano anche per ore, finchè il dettaglio dell'eventuale problema non è risolto, e non si siedono, non mangiano, non fanno altro finchè tutto non è come si deve) – ci sorprendiamo a scoprire che esite un “Odessa International Film Festival.

E indovinate un po', in mezzo a un mare di film, corti e mediometraggi, di matrice prettamente russa e locale, qual è l'unico – unico per davvero e tra l'altro inserito nella Best Premier, ovvero i venti film internazionali che qui proiettano come “capolavori” del cinema dell'anno in corso – film italiano inserito nella rassegna?
La Grande Bellezza, di Sorrentino con l'ottimo Servillo.

Ok, siamo avventurieri, motociclisti e professionisti dei nostri mestieri, non esperti di cinema.
Ma ci pareva giusto citare; e, in un certo senso, ancora una volta ci sembra che il caso non esista: Odessa è Adesso una Grande Bellezza di cui avevamo bisogno per proseguire il nostro viaggio, e percorrere in armonia i 2500 km che ci separano dall'Italia.

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