Meneghina Express’ numbers:

12379 Kilometers in 44 days

350 hours riding

297 batteries recharged

12 countries

4500Kg Co2 reduced vs. gas

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Giorno -3 - Cina flag - 7 Giugno

Siamo pronti!

Pioggia, pioggia, pioggia! L’aria di Shanghai sembrava più pulita questa mattina, quando ci siamo spostati, di nuovo, verso la motorizzazione per scoprire se ci saremmo patentati o meno.

Ieri, ci avevamo detto che avremmo dovuto seguire due ore di lezione e gli agognati permessi di guida sarebbero automaticamente stati emessi. Poi, nel pomeriggio, erano arrivate novità poco incoraggianti per via telefonica: a causa del paradosso di cui già abbiamo scritto, le patenti non le avremmo mai ottenute. Due ore dopo gli aggiornamenti prevedevano che solo uno di noi avrebbe meritato l’onore e l’onere di guidare in Cina. Per questa ragione, nel frattempo, l’amico Carlo Mantori – che ci accompagnerà fino ai confini con la Mongolia – era stato sollecitato a studiare come se dovesse laurearsi, preparato da Valentina come uno sportivo che si allena per ventiquattro ore sotto la supervisione dell’allenatore, per prendere in extremis una patente (da residente qui, può conseguirne una definitiva, ma fino a oggi non l’aveva mai fatta perché non fondamentale per la sua attività).

In ogni caso, sotto una pioggia torrenziale e continua, ci presentiamo nello stesso ufficio finale dove ieri ci hanno respinti. Visi diversi ci guardano impassibili fino alle 8.59: passa un minuto e tutti scattano, da inanimati prendono vita, e puntuali ci ricevono con un nuovo documento in mano. Forse la legge è cambiata, ancora, in una notte: bastano una firma su un foglio, quindici minuti di dita incrociate e il miracolo si avvera! Abbiamo tre magnifiche patenti provvisorie, con fotografia inclusa, e già qualcuno ipotizza di mostrarle in Italia, un giorno, magari a un posto di blocco, dichiarando di non parlare italiano e dunque di non potere essere soggetto a sanzioni.

Sogni grotteschi a parte, con la nostra patente arriva ancora più netta la certezza che dovremo guidare a Shanghai e la cosa è capace di spaventarci, perché muoversi tra biciclette, motorini e auto, qui, è più impegnativo di un fuori pista sul Monte Bianco.

La mattina è praticamente andata: la pioggia rallenta nettamente il traffico, e quando arriviamo a casa di Nicola è ora di pranzo.

Enrico e Mirco – anche oggi in compagnia di Nicoletta – sono a spasso per la città (li immaginiamo “in barca”, vista la pioggia che non accenna a diminuire) a indagare, fotografare e video-documentare le abitudini alimentari dei cittadini di Shanghai, mentre Nicola, Valerio, Flavio e Giorgio si occupano di attaccare gli adesivi alle moto, fare commissioni generali, stendere liste di quanto necessario, perché tra tre giorni si parte e la tensione inizia a salire.

Nel frattempo in cucina si prepara un piatto semplice e sostanzioso: riso al vapore, accompagnato da “Mi Xiam” e “Xiao Fan Qie”. Il riso è un alimento noto a tutti, così come è popolare, qui, che in ogni cucina sia presente una vaporiera specifica per il riso, che funziona con una quantità minima di acqua e in poco meno di venti minuti cucina un riso perfetto per fragranza e consistenza.

I “Mi Xiam” assomigliano a spinaci selvatici, ma sono molto più sottili, verdissimi; non li abbiamo mai mangiati prima. Infatti appartengono alle verdure stagionali, sono tipici dell’area di Shanghai e si possono preparare saltati in padella, fritti oppure al vapore. Noi li assaggiamo nella versione appena fritta e, da amanti dei vegetali, pensiamo che siano squisiti e che li aggiungeremmo volentieri alle nostre verdure preferite, se si trovassero facilmente anche in Italia.

Riusciamo ad avere queste informazioni, perché mentre pranziamo ci raggiunge Zoe, una ragazza cinese che normalmente lavora con Nicola e che in questi giorni si prodiga a favore della causa Meneghina Express, la quale è fiera della propria cultura e ne condivide volentieri le origini e le evoluzioni.

Circa i “Xiao Fan Qie” - che si presentano simili ai pomodorini rossi, la cui forma sferica è tagliata a metà sul nostro piatto – ci vengono spiegate curiosità singolari, legate non soltanto alla loro coltivazione, ma anche al ruolo gastronomico-culturale che hanno in Cina. Innanzi tutto, sono prediletti dai giovani, mentre gli anziani li vedono con occhio scettico, considerando pomodori veri e propri solo quelli di grande dimensione, snobbando di fatto i fratelli minori. Questi, invece, vanno fortissimo tra le ragazze, che li considerano l'alimento perfetto da integrare nelle diete dimagrante. Ma non è tutto: in Cina sussiste ancora una divisione netta, circa la distribuzione e la vendita di prodotti vegetali. Dove trovi la frutta non trovi la verdura e viceversa. Eppure per i “Xiao Fan Qie” si fa un'eccezione: non è raro trovarli sui banchi dei mercati della frutta, oppure abbinati ad anguria e melone bianco a pezzettoni, in confezioni preparate da spizzicare velocemente come merenda. Inoltre tra i giovani è quasi d'obbligo il consumo dei pomodorini crudi, mentre gli anziani trovano oltraggioso non cuocerli.

Zoe coglie l'occasione per darci un paio di altre informazioni interessanti: i cinesi hanno una cultura tutta loro sul cibo, forse poco comprensibile agli occidentali e ancora parzialmente sostenibile, però molto devota alla tradizione. Tant'è che il 90% delle feste popolari che si celebrano in questa nazione, ha a che fare con il cibo. Nel periodo in cui saremo in viaggio avrà luogo il “Dragon Boat Festival”, una celebrazione nazionale, che riguarda tutto il territorio cinese e che come “star” in termini gastronomici, avrà i “Rice Dumpling”. Sono dei triangoli, anzi delle piamidi, di riso, di dimensioni contenute, grandi quanto un sofficino, e ce ne sono di moltissime qualità, che variano in base alle zone in cui vengono preparati. Le differenze più imporanti consistono nelle tipologie di foglia in cui queste mini-piramidi di riso vengono racchiuse: foglie di bamboo oppure foglie di reed – una pianta che cresce vicino ai corsi d'acqua, le cui foglie sono lunghe e piatte, particolarmente aromatiche – e all'interno il riso preparato secondo tradizioni. Anche in questo caso, due grandi differenze: a nord, per questa delizia, prediligono l'ultilizzo di ingredienti dolci, abbinando il riso allo zucchero stufato con fagioli rossi e verdi e salse inqualificabili, ma sempre “sweet”. Al contrario, a sud, uniscono il riso con la carne, i semi di sojà e altri vegetali salati. Nemmeno a dirlo, la questione più accesa durante i festival, è l'eterna disputa sul quale delle due versioni restituisca più giustizia al piatto. Le parti si impegnano come dovessere vincere un Nobel per l'alimentazione, nella speranza che il nord rinunci al riso dolciastro o, al contrario, il sud capitoli definitivamente e si convinca che il salato e il “Rice Dumpling” sono una bestemmia urlata contro il riso. Suona il telefono e non ci sono bestemmie, ma buone notizie: Carlo ce l'ha fatta, è patentato. Evviva!

Terminate le digressioni alimentari, passiamo un pomeriggio di preparativi indoor, perchè la pioggia proprio non si ferma. Nicola, ormai lo stiamo imparando, è un vulcano di idee e non si capisce come faccia a tenere le fila di tutto: passa dal ricordarsi che serve una valvola per un fornello da campeggio, a discutere con un cliente straniero i piani commerciali di un'azienda oltreoceano, mentre organizza la nostra prima uscita serale e insieme a Valentina coccolano i bimbi che oggi hanno un po' di febbre. Valerio ha l'occhio clinico sui veicoli: ci sono ancora piccoli accorgimenti che non possono essere trascurati, tra cui l'esigenza di sostituire il tubo di scarico di uno dei generatori, ed è indispensabile fare un giro al Distretto del ferro. Insieme a Giorgio si occupano di questa e altre questioni, mentre poco prima di sera rientrano anche Enrico e Mirco. Indossano delle cerate gigantesche e non ci vuole molto a capire che la pioggia non ha reso semplice il loro lavoro, oggi.

Una doccia veloce e indossiamo tutti l'abbigliamento di Meneghina Express: stasera abbiamo un'uscita informale – perchè il nostro evento pre-partenza sarà domenica – ma è comunque bello presentarsi come una squadra, perchè è ciò che stiamo diventando e che dovremo a tutti i costi compattare, se vogliamo avere successo in questa impresa che, oggi, con tutta questa pioggia, ci spaventa un pochino.

La serata è un successo: avevamo bisogno di distrarci, arriviamo al DVino, e tra qualche bicchiere di ottimo vino, l'incontro incredibile con amici e conoscenti che non vedevamo da anni in Italia e che per caso o coincidenza ritroviamo qui, la serata corre veloce. Enrico non si ferma nemmeno in mezzo al caos: segue con la nostra Panasonic i movimenti di tutti e inizia a montare la curiosità. Chi siete? Perchè avete questo abbigliamento? Da dove venite? Andate per davvero in Italia con due moto elettriche? E i pick-up, come sono allestiti? C'è spazio per interviste, risate, scherzi e per capire che la comunità italiana a Shanghai desidera ricongiungersi, perchè il Belpaese che oggi offre poco, soprattutto ai giovani, rimane comunque sognato e desiderato. Mancano i profumi e le cose semplici, a detta di chi vive qui da anni. Un caffè al bar o una gita fuori porta, piuttosto che la cultura distratta e allegra. Forse tutto il mondo è paese o forse non si è mai soddisfatti di ciò che si ha. Fatto sta che noi siamo carichi come razzi pronti al decollo e nonostante il futuro sia incerto abbiamo una sola cosa in testa: vogliamo pensare positivo, vogliamo farcela!

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