La pagella della sostenibilità - Mongolia

Siamo arrivati al secondo appuntamento con la pagella della sostenibilità, oggi parliamo della nostra esperienza in Mongolia.

 

ALIMENTAZIONE

Durante i 12 giorni trascorsi in Mongolia, abbiamo scoperto una realtà veramente unica, anche dal punto di vista dell'alimentazione. L'abbiamo attraversata tenendoci appositamente lontani dalle rotte più battute, per questo motivo siamo riusciti ad incontrare realtà molto diverse da quello che invece si sta creando intorno alla capitale Ullanbator.

 

Se da un punto di vista paesaggistico la varietà è enorme, non possiamo dire la stessa cosa del cibo che abbiamo trovato! Durante il soggiorno abbiamo cercato di mangiare locale, ovvero il cibo di tutti i giorni delle popolazioni che vivono nelle steppe mongole, nutrendoci di fatto di un numero limitato di ingredienti. Un tipo di pasta di grano tenero, latte di cammello e capra, burro, carne di pecora; qualche patata e cipolla sono le uniche verdure trovate.

 

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Gli alimenti di origine vegetale sono rarissimi, infatti la Mongolia non ha terreni arabili: quel poco che si trova è normalmente importato dalla Cina. La produzione e sussistenza alimentare Mongola si basa piuttosto sull'allevamento estensivo: i Mongoli, popolo che ancora pratica il nomadismo, hanno pertanto grandi quantità di latte e carne a disposizione.

 

L' impatto in termini di emissioni Co2 della nostra dieta mongola è piuttosto notevole. Lo abbiamo scoperto inserendo le quantità di cibo mangiato all’interno della banca dati che ha preparato per noi i Prof. Notarnicola e Tassielli, indicando anche le modalità di cottura e e preparazione. Il risultato è decisamente più alto della media calcolata per la dieta mediterranea in Italia, ovvero 11,6Kg di Co2 equivalente al giorno sulla base di 2000 Kcal.

 

Questo risultato negativo è per noi una sorpresa! E di sicuro non premia i pascoli incontaminati che dominano il paesaggio! Qual è il motivo di un risultato tanto alto? Sicuramente la prevalenza di proteine animali, a cui bisogna aggiungere che il rendimento per capo di bestiame è molto basso in termini di materia commestibile. 

 

Se da un lato una dieta così ricca di prodotti di origine animale può sembrare poco bilanciata, soprattutto se messa a confronto con la nostra dieta mediterranea e con le indicazioni per una sana nutrizione che circolano nei paesi occidentali (come la piramenide alimentare ad esempio), bisogna però dire che la tradizione alimentare mongola, ricca di proteine animali, da un lato è il risultato della disponibilità ambientale (terreno e clima inadatti all'agricoltura), dall'altro è capace di rendere gli abitanti di questo paese adattabili a climi veramente freddi durante l’inverno. Ullanbator è la capitale più fredda al mondo e d’Inverno si raggiungono -50°C! Per questo una dieta ipercalorica con grassi e proteine è fondamentale e difficilmente è possibile mettral in confronto con la dieta mediterranea che è stabilita in un clima decisamente più mite e favorevole alla produzione agricola.

 

MOBILITA’

Come dicevamo, in Mongolia abbiamo percorso circa 2700km, il 99% dei quali su strade sterrate o fuoristrada. Non essendoci una rete elettrica, almeno nella zone remote che abbiamo attraversato, le ricariche delle nostre batterie sono state fatte prevalentemente con i generatori a combustibile, e, in parte, anche con i nostri pannelli solari, che però si sono danneggiati a causa del fondo sconnesso delle strade.

 

Una nota positiva molto interessante da segnalare è che, anche il più remoto GER (tenda mongola) è dotato di pannelli solari e di un piccolo accumulatore che gli permette di avere un minimo di energia per la notte.

 

Dal canto nostro, siamo riusciti a fare una ricarica totalmente green utilizzando delle pale eoliche in un campeggio vicino alle Flaming Cliffs.

 

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Immettendo questi dati nella nostra banca dati, abbiamo determinato le emissioni di CO2 delle nostre moto elettriche e le abbiamo poi confrontate con un valore medio di 140Kg/COper Km che può rappresentare il valore di una moto di media cilindrata adatta ad un impiego fuoristradistico.

 

Anche in questo caso, i risultati sono molto positivi, nonostante il mix elettrico della Mongolia, che produce prevalentemente energia termoelettrica a partire da centrali a carbone, sia piuttosto alto.

 

Il risultato : 1,55kg di CO2 per kW/h!

 

Crediamo che sia molto positivo e incoraggiante per questo tipo di mezzi, che sono tra le altre cose anche riusciti a superare la prova dei terreni difficili.

 

Dobbiamo però constatare che nell’ultima parte della Mongolia nord occidentale, dove si viaggiava intorno ai 2.500 metri con temperature sotto i 10 gradi, la resa delle batterie si è ridotta notevolmente: la temperatura ideale per il rendimento degli accumulatori è superiore ai 25°C.