Allevamenti e ambiente

 

La crescente domanda mondiale di alimenti d’origine animale – uova, latticini, carne ha determinato l’esigenza di avere sistemi di allevamento molto efficienti, in grado, cioè, di produrre molto, in poco tempo e in poco spazio. Tanto più che la diminuzione della disponibilità di suoli ha di fatto impedito l'espansione del pascolo estensivo. L’avvento dell'allevamento intensivo ha rappresentato una soluzione in questo senso.

Produrre di più, in poco tempo e in meno spazio, ha degli effetti sull'ambiente di due tipologie: diretti, relativi all'allevamento vero e proprio, e indiretti, ne sono un esempio gli impatti della produzione di cereali per la nutrizione del bestiame.

Venendo meno i pascoli, infatti, sono cambiate anche le fonti di alimentazione destinate all’allevamento: circa l’80% della produzione di cereali mondiale, oggi, viene utilizzata come mangime negli allevamenti: i cereali, infatti, consentono agli animali di crescere più in fretta.

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Suolo

 

Il pascolo (allevamento estensivo) ricopre il 26% di tutte le terre emerse. Sebbene un tempo si pensasse che il bestiame al pascolo fosse responsabile della desertificazione del suolo (a causa del compattamento e nell’erosione del suolo derivante dal calpestio degli zoccoli di troppi animali), una nuova teoria sta prendendo piede, secondo cui gli animali costituirebbero in realtà una soluzione contro la desertificazione.. la potete ascoltare direttamente dalla voce di Allan Savory, che l'ha elaborata http://www.youtube.com/watch?v=vpTHi7O66pI.

 

L'allevamento intensivo invece, sebbene non occupi fisicamente terre estese, è di fatto dipendente dal suolo, infatti il 33% della superficie agricola mondiale viene destinato alle coltivazioni necessarie a nutrire gli allevamenti! E l'agricoltura contribuisce alla desertificazione sia direttamente, tramite pratiche agricole dannose come la coltivazione intensiva e un uso smodato di acqua, sia indirettamente, quando la terra viene deforestata per creare nuove terre coltivabili per nutrire il bestiame.

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Clima

 

La produzione animale è responsabile del 18% delle emissioni atmosferiche mondiali di gas a effetto serra complessivamente prodotte dall’attività antropica. Una quota superiore a quella generata dai trasporti in tutto il mondo!!

 

In particolare, l’allevamento produce il 9% delle emissioni globali di anidride carbonica (CO2), sia da fonti dirette quali l’utilizzo di energia elettrica e fossile per i macchinari e le infrastrutture, sia da fonti indirette come, ad esempio, la deforestazione necessaria per dare spazio all’estensione dei pascoli e delle terre coltivate.

 

Il settore della zootecnia è anche responsabile anche del 37% del metano complessivamente prodotto dalle attività dell’uomo: il metano è prodotto dai ruminanti e dalla fermentazione della cellulosa che avviene nei loro stomaci. E' importante sapere che che il metano è 23 volte più potente dell’anidride carbonica nel surriscaldare la Terra.

 

Inoltre, con i suoi reflui zootecnici (letame & co.), la produzione animale contribuisce per il 65% all'emissione mondiale di protossido d’azoto (N2O) che ha un potenziale di surriscaldamento di 296 volte più forte della CO2!. Se a questo dato aggiungiamo il protossido d'azoto derivante dai fertilizzanti utilizzati sui campi che producono mangime per gli animali.. allora la zootecnia diventa responsabile del 75-80% delle emissioni agricole di N2O.

 

L’allevamento produce, infine, circa due terzi dell’ammoniaca (NH3) emessa in atmosfera dalle atività dell'uomo, responsabile delle piogge acide e dell'acidificazione degli ecosistemi.

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Acqua

L’8% del consumo idrico mondiale riguarda il settore zootecnico, che utilizza acqua principalmente allo scopo di irrigare i campi coltivati per produrre mangimi. Pensate che per ottenere 1 kg di manzo servono 15 mila litri d'acqua! Per 1 kg di pollo, servono 3.500 litri d'acqua, mentre per la produzione di cereali di acqua ne serve di meno ossia 3400 litri per il riso, 2 mila per la soia, 1400 per il grano, 900 per il mais, 500 per le patate.

 

La produzione animale rappresenta, inoltre, una delle maggiori fonti di inquinamento delle acque che comporta: quando gli escrementi animali filtrano nei corsi d'acqua, azoto e fosforo in eccesso in essi contenuti alterano la qualità dell'acqua e danneggiano gli ecosistemi acquatici e le zone umide.

 

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Biodiversità

Deforestazione, impoverimento dei suoli, inquinamento e cambiamenti climatici, a cui l’allevamento contribuisce, sono fattori che determinano una forte perdita di biodiversità.

Il WWF ha individuato l’allevamento tra le minacce di quasi il 40% di tutte le ecoregioni terrestri classificate.

L’organizzazione Conservation International ha registrato che, su un totale di 25 zone ad elevata biodiversità in tutto il mondo, ben 23 subiscono effetti negativi per la forte presenza di attività zootecnica.

Infine, un’analisi della Lista Rossa sulle specie minacciate (stilata dall’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura – IUCN) evidenzia che la maggior parte delle specie minacciate vede i propri habitat ridursi per lasciare spazio alle attività legate all’allevamento, soprattutto alle coltivazioni di cereali per i mangimi.